E' tutta questione di sguardi. Sognante e pensoso, proiettato verso un altrove reale e immaginario, quello di Vittorio Nocenzi sulla copertina di Sguardi dall'Estremo Occidente è un simbolo, più che un riconoscibile logo. Simbolo di quello slancio dirompente e gentile che fu il segreto del progressive, simbolo di una disponibilità all'anomalia, all'irrazionale, all'utopia di un rock senza confini e senza stereotipi, proprio come quello del Banco.
"Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta", affermava Socrate: utilizzato quasi come bussola per orientarsi nella messe di nozioni, esperienze e collegamenti messi in campo da Nocenzi, l'aforisma citato da Gianfranco Salvatore diventa l'elemento centrale in questa lunga e ricca intervista. Partendo dalla recente operazione Estremo Occidente, il musicologo campano diventa maieuta e guida il compositore romano alla ricerca dei suoi sguardi: sul ruolo e il valore del Banco nel panorama rock europeo, sulla funzione compositiva tra "energia muscolare del rock" e le possibilità offerte dalla musica colta, sui rapporti confluenti tra varie aree del sapere, perfettamente assorbiti da un musicista in costante perfezionamento come Nocenzi.
Una fitta e sorprendente conversazione che esula dalle solite chiacchiere sulla musica (la crisi della discografia, la querelle sul rock contemporaneo tra assenza di ispirazione e revival etc.) e colloca Nocenzi accanto a uno Schumann o a un Cage: musicista-pensatore che incarna non solo le "magnifiche sorti e progressive del rock", ma anche un modello invidiabile di compositore colto e curioso.
http://www.stampalternativa.it
Una fitta e sorprendente conversazione che esula dalle solite chiacchiere sulla musica (la crisi della discografia, la querelle sul rock contemporaneo tra assenza di ispirazione e revival etc.) e colloca Nocenzi accanto a uno Schumann o a un Cage: musicista-pensatore che incarna non solo le "magnifiche sorti e progressive del rock", ma anche un modello invidiabile di compositore colto e curioso.
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D.Z.
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