domenica 9 settembre 2012

La favola pitagorica


di Giorgio Manganelli
Adelphi Edizioni, 2006


Girovagare a Firenze con i primi tepori primaverili è un piacere raro. Firenze è una città affascinante per il grado quasi insopportabile di forme armoniche e, allo stesso tempo brutale per il quantitativo di turisti in batteria.
Detesto i turisti e dove ci sono loro io giro altrove, e in una di queste mie fughe non troppo distante dal celebre Caffè Paszkowski in Piazza della Repubblica fuggo nella nutrita libreria Edison, complice del mio incontro con Giorgio Manganelli e del suo La favola pitagorica. Una raccolta di articoli sul viaggio in alcune città italiane che apparvero su varie testate fra il 1971 e il 1989, con un saggio di Andrea Cortellessa Geometria e sopravvivenza
Come mio solito apro e leggo le prime righe: "Ogni viaggio è il più bel viaggio del mondo. Non fanno il viaggio né la lunghezza né la durata, né le così dette meraviglie, i capolavori che ci può accadere di vedere. Il viaggio è fatto in primo luogo da se stesso". Cosa mi doveva capitare, un libro sul viaggio - Firenze inclusa - nel solco di quella tradizione che comprende quella letteratura che scopre e svela un'Italia che non ho conosciuto, ma di cui ho nostaligia. Quell'Italia che traspare nella genuinità di Mario Soldati e nella posatezza di Guido Piovene
L'Emilia con una cattedrale che parla, il lager delle squisitezze di Firenze, la divertente e dubbia esistenza di Ascoli Piceno, il secolare  Abruzzo e il pitagorico meridione - da Baia a Pozzuoli, da Torre Annunziata a Crotone fino ad Elea, a Melfi e Sibari.
La favola pitagorica non ci sono manie da turista, ma una osservazione del mondo intelligente e meravigliata, dove la conoscenza dell'altro da sé diventa materia di riflessione piena, e il piacere della scrittura confeziona un altrettanto piacere, il mio.
Giorgio Manganelli ascolta il luogo dando la voce alla terra, interrogandone le porzioni oscure e connettendo linee immaginarie ed emozioni a quelle del lettore. Al nostro piace viaggiare -  un viaggiare poco programmato sia chiaro -  ascoltare, farsi raccontare e scriverne:  "A proposito di viaggi, avevo formulato l'ipotesi di un nuovo genere letterario, che io chiamerei critica geografica o geocritica, e che consisterebbe, per l'appunto, nel trattare un luogo alla stessa maniera coi cui trattiamo sostanzialmente un libro. Cioè come sistema di stimoli che agisce su di noi, e che noi possiamo, nel caso di visita frettolosa recensire, nel caso di un soggiorno più paziente ricostruire con una critica vera e propria". 
La favola pitagorica è un volumetto che da solo può ricalibrare le lancette di una vita troppo spesso vissuta e viaggiata a nostra insaputa. 

Francesca Grispello



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