Una forma ben organizzata di anarchia
Gabriele Lunati
Nuovi Equilibri/Stampa Alternativa - 2005
Difficile parlare dei Kraftwerk. Perchè sono dei giganti. Bisogna scomodare concetti importanti: l'organizzazione dell'anarchia, il rapporto tra uomo e macchina, arte e tecnologia, tra "popular music" e futurismo, tra natura, ambiente, territorio e ispirazione. Non solo, pensare a quante generazioni di gruppi i tedeschi hanno influenzato è incredibile: dal Bowie della trilogia berlinese a Iggy Pop, dagli U2 a tutto il movimento new wave e synth pop capeggiato da Depeche Mode, Japan e OMD, dalla club culture di Afrika Bambataa fino ai moderni Djs.
Gabriele Lunati - giornalista della redazione di Virgilio.it - riesce ad organizzare la storia del celebre gruppo di Ralf Hutter e Florian Schneider dalle origini fino alle più recenti apparizioni. Si tratta della prima biografia italiana sui Kraftwerk ed è un piacevole battesimo, sia per la mole di informazioni (discografia, bibliografia e quant'altro) che per l'intuizione di inserire con frequenza dichiarazioni di Ralf e Florian, che rendono vivo e palpabile il discorso ma soprattutto l'evoluzione della band.
Ecco l'elemento di maggior interesse: man mano che la band di Dusseldorf si evolve - dal kraut-sound alla Can dell'Organisation sino all'epopea di "Tour de France" - è la stessa musica ad evolversi, spinta con decisione dal gruppo, innovatore tecnologico ma anche filosofo. E' lo spirito dei Kraftwerk ad essere sviscerato da Lunati: quello del connubio tra uomo e macchina senza prevalenza dell'uno e dell'altro ma in una simbiosi che Hutter ben immaginava nel rapporto armonioso tra ciclista e bicicletta.
Techno-pop, kraut rock, synth-dance e altro: mille definizioni che la band ha scansato, accostandosi magari a quel "robot-pop" che meglio individua il talento tecnologico e avveniristico dei Kraftwerk.
Donato Zoppo
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