Francesco Marchetti
Editrice Zona 2006
Lucio Battisti come i Beatles. Un
paragone non azzardato come molti pensano, anzi riproposto molte
volte per sottolineare l'importanza del musicista reatino, la sua
lungimiranza, la sua seminale capacità di cogliere influssi e arie
d'oltremanica, traducendoli in un linguaggio musicale nuovo per
l'Italia. Un linguaggio musicale che in qualche modo ha anticipato -
o semplicemente annusato - il progressive-rock in dischi come Amore e
non amore (1971), o addirittura i nuovi movimenti della canzone
d'autore in Anima latina (1974).
Francesco Marchetti si accorge di
questa centralità battistiana, con uli i numerosi personaggi
intervistati, da Riccardo Bertoncelli a Luca Carboni passando per
Grignani e Brizzi: grazie a loro approfondisce tutti gli aspetti
della "poetica" battistiana dagli esordi fino al termine
della sua collaborazione con Mogol.
Lucio Battisti oltre i Beatles. Nel
1970 i Fab Four non erano più insieme ma il loro patrimonio era già
spartito tra numerosi eredi (sarebbe meglio dire "legatari"...);
Battisti era assolutamente in auge con i suoi primi due dischi ma
qualche anno dopo, a partire dal 1982, con il controverso E già,
Battisti è andato oltre. Torna di nuovo il paragone con il
progressive-rock, e qui si fa più interessante l'analisi di
Marchetti: i dischi del "secondo" Battisti, quello con il
poeta Pasquale Panella, sono un vero e proprio esempio di
"communication mix".
La tesi dell'autore è interessante: da
Don Giovanni ('86) a Hegel ('94) Battisti ha confezionato cinque
dischi, cinque tasselli di un mosaico complesso e affascinante -
ostico per i più, seguito con un po' di perplessità anche dagli
aficionados - che ha nella musica solo una parte. Arte grafica (le
copertine disegnate dal musicista), opera concettuale (su temi come
l'apparenza e su prospettive come una differente fruizione
dell'ascoltatore), un lavoro sulla musica che parte dal testo
scritto, la progressiva scarnificazione della melodia (punto forte
dello stile battistiano) in favore di una visione che desse al ritmo
(altro elemento decisivo) una dimensione ancor più incisiva.
Un'operazione che ai più attenti non risulterà lontana dallo
spirito più genuino del prog, quello di unire diversi linguaggi -
non solo musicali - producendo lavori difficili nella classificazione
ma entusiasmanti nel risultato.
Lo studio di Marchetti è talmente
ampio da risultare anche un'ottima introduzione al complesso mondo
battistiano, grazie alle sagaci indicazioni bibliografiche: un libro
davvero consigliato.
Donato Zoppo
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