venerdì 10 febbraio 2012

Dieci canzoni per te. Raccontare Lucio Battisti


Francesco Marchetti
Editrice Zona 2006


Lucio Battisti come i Beatles. Un paragone non azzardato come molti pensano, anzi riproposto molte volte per sottolineare l'importanza del musicista reatino, la sua lungimiranza, la sua seminale capacità di cogliere influssi e arie d'oltremanica, traducendoli in un linguaggio musicale nuovo per l'Italia. Un linguaggio musicale che in qualche modo ha anticipato - o semplicemente annusato - il progressive-rock in dischi come Amore e non amore (1971), o addirittura i nuovi movimenti della canzone d'autore in Anima latina (1974).

Francesco Marchetti si accorge di questa centralità battistiana, con uli i numerosi personaggi intervistati, da Riccardo Bertoncelli a Luca Carboni passando per Grignani e Brizzi: grazie a loro approfondisce tutti gli aspetti della "poetica" battistiana dagli esordi fino al termine della sua collaborazione con Mogol.
Lucio Battisti oltre i Beatles. Nel 1970 i Fab Four non erano più insieme ma il loro patrimonio era già spartito tra numerosi eredi (sarebbe meglio dire "legatari"...); Battisti era assolutamente in auge con i suoi primi due dischi ma qualche anno dopo, a partire dal 1982, con il controverso E già, Battisti è andato oltre. Torna di nuovo il paragone con il progressive-rock, e qui si fa più interessante l'analisi di Marchetti: i dischi del "secondo" Battisti, quello con il poeta Pasquale Panella, sono un vero e proprio esempio di "communication mix".

La tesi dell'autore è interessante: da Don Giovanni ('86) a Hegel ('94) Battisti ha confezionato cinque dischi, cinque tasselli di un mosaico complesso e affascinante - ostico per i più, seguito con un po' di perplessità anche dagli aficionados - che ha nella musica solo una parte. Arte grafica (le copertine disegnate dal musicista), opera concettuale (su temi come l'apparenza e su prospettive come una differente fruizione dell'ascoltatore), un lavoro sulla musica che parte dal testo scritto, la progressiva scarnificazione della melodia (punto forte dello stile battistiano) in favore di una visione che desse al ritmo (altro elemento decisivo) una dimensione ancor più incisiva. Un'operazione che ai più attenti non risulterà lontana dallo spirito più genuino del prog, quello di unire diversi linguaggi - non solo musicali - producendo lavori difficili nella classificazione ma entusiasmanti nel risultato.
Lo studio di Marchetti è talmente ampio da risultare anche un'ottima introduzione al complesso mondo battistiano, grazie alle sagaci indicazioni bibliografiche: un libro davvero consigliato.

Donato Zoppo

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