di Michelangelo Iossa
Infinito Edizioni, 2005
Vittima del rock o di Mark Chapman? Vittima dello star system che eleva il musicista rock a sacerdote di moderni riti pagani, mito intoccabile e irraggiungibile, da amare o da eliminare, o semplice obiettivo della follia omicida di un giovane? Se Lennon non fosse stato ucciso, sarebbe stato considerato lo stesso un "mito"? E questo Chapman, cosa si nasconde dietro il suo paranoico fanatismo? Interrogativi cruciali, decisivi, che animano la stesura di questo Gli ultimi giorni di Lennon, ottima pubblicazione di Michelangelo Iossa, giovane critico musicale napoletano, grande esperto di Beatles e dintorni.
Iossa dedica il suo studio alla carriera lennoniana successiva allo scioglimento dei Fab Four, individua i tratti salienti delle opere degli anni ’70 fino all’ultimo, convincente album Double Fantasy. John canta "è come ricominciare da capo" e trova la morte: l’omicidio da parte di Chapman, un attentato dai contorni oscuri, è ancora oggi poco chiaro, come dimostra lo studioso napoletano.
L’assassinio di Lennon nel dicembre del 1980 - proprio quando l’ex Beatle compone Life Begins At Forty, la vita comincia a 40 anni… - è uno di quei momenti simbolici, di quei "capolinea" che la storia del rock annovera come "pietre miliari", come tappe della sua ancor breve cronologia; come la morte di Demetrio Stratos per la fortunata stagione del rock italiano anni ’70, come il suicidio di Kurt Cobain per il nuovo rock degli anni ’90.
Non è insensato affermare che la macchina del rock sia in qualche modo responsabile di questo omicidio, figlio di un meccanismo perverso la cui percezione spesso sfugge allo stesso artista; lucida l’affermazione di Roberto Vecchioni, riportata nel testo: "I fan ti amano, ti adorano, sei una parte di loro, la migliore, quella che vorrebbe aver successo. Un bel giorno, quando pensano che tu gli stia voltando le spalle, ti odiano" (pag. 88).
Donato Zoppo
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