sabato 7 luglio 2012

Jimi Hendrix - Angeli e chitarre


Stefano Tavernese
(con la collaborazione di Daniele Bazzani)

Gli strumenti della musica / Editori Riuniti, 2006

Hendrix il "selvaggio del Borneo", il mito, "il più grande chitarrista della storia": è davvero difficile parlare di questo leggendario musicista senza separarlo dalla mitologia che gli è stata costruita intorno. Stefano Tavernese - chitarrista esperto (lo ricordiamo anche in forza alla PFM) e attento al mondo della sei corde - ha pensato di non separare Jimi dalla chitarra, dalla musica, dalla tecnica e dallo stile. il risultato è un manuale davvero grazioso, che non dimentica le vicende biografiche ma propone al lettore odierno una visione strettamente musicale dell'esperienza hendrixiana.

Tavernese fa ricorso alle partiture per illustrare le caratteristiche della musica di Jimi, e il bello di questo testo - riservato principalmente ai musicisti o comunque ai lettori più avvezzi all'analisi musicale - è il continuo stupore dell'autore per la grandezza del "mancino di Seattle". Un compositore, ancor prima che chitarrista, dallo "stile immaginativo" (come ama definirlo Franco Mussida negli interventi riservati ai chitarristi); un musicista attento alla ricerca del suono e alla perfezione del risultato; un "tecnico" profondamente calato nel mondo dell'elettronica e di tutti gli effetti che per primo applicò alla chitarra. E' grazie al suo breve ma intenso impegno che oggi i chitarristi rock hanno potuto sviluppare tecniche e temi altrimenti impensabili.
Ma qual'è il rapporto tra Jimi Hendrix e il rock che verrà dopo la sua morte? Jimi è stato un capostipite della fusione: un nero che faceva rock e veniva dal blues, sangue cherokee nelle vene, un'esperienza rhythm & blues alle spalle, l'amore per il funk e il soul, la sua opera in tempi di acid rock e psichedelia, la sua dedizione verso il jazz. Tutto questo entra nell'opera di Jimi, purtroppo scomparso prima di collaborare con Miles Davis e Gil Evans: chissà quale contributo avrebbe dato allo sviluppo della musica... Tuttavia Jimi è stato un autore di canzoni, tra l'altro vissute con un'energia assolutamente debordante, e in questo il musicologo Franco Fabbri ha notato una differenza tra i protagonisti art-rock degli anni '70, inclini alla demolizione della canzone. 

Eppure Jimi ha in qualche modo anticipato una forma mentis che apparterrà anche al progressive: non tanto quella della connessione di diversi linguaggi (cosa he per Jimi era naturale per estrazione e cultura) quanto quella dello studio sullo strumento. Come la generazione di tastieristi anni '70 tirerà fuori dai moderni elettrofoni (emblematico il Moog) suoni nuovi e originali, così Jimi si avvicinava alla chitarra, estraendovi anche l'impensabile, soprattutto grazie alla sua concezione innovativa dello studio di registrazione, già in anticipo rispetto a Brian Eno e i Kraftwerk. Non è un caso che il primo Robert Fripp abbia compiuto studi sul "sustain" e sia stato molto apprezzato dallo stesso Hendrix.
Un'ottima introduzione al complesso mondo di Jimi Hendrix, al tempo stesso un manuale utilissimo per lo studio di questo genio.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...